Chi sono le nuove generazioni? Quali sono le sfide che ci pone il cambiamento climatico? Come si conciliano qualità della vita, imprenditorialità e difesa dell’ambiente? In attesa dell’evento finale del Dolomiti Paganella Future Lab, previsto per il 29 ottobre, abbiamo chiesto ad alcuni abitanti dell’altopiano di raccontarci il loro personale punto di vista relativamente ai 4 temi che stanno alla base del progetto: DNA di destinazione, nuove generazioni, cambiamento climatico e turismo in equilibrio.
- Chi è Franco Nicolini?
Abito a Molveno, sono un alpinista e ho scalato molte montagne in giro per il mondo. Poi, per guadagnarmi da vivere, ho cominciato a fare la guida alpina accompagnando i turisti sulle nostre Dolomiti di Brenta. Ho fatto questo lavoro per trent’anni, da dieci anni, invece, ho avuto l’opportunità di prendere in gestione, insieme alla mia famiglia, il famoso Rifugio Pedrotti alla Tosa, nel cuore delle Dolomiti di Brenta. Il nostro lavoro è accogliere alpinisti ed escursionisti, ma soprattutto dar loro consigli su come godersi le giornate tra queste splendide vette in totale sicurezza. Il Rifugio ha 150 posti letto, è un buon punto di arrivo per l’escursionista di livello medio e un ottimo punto di partenza per le grandi ascensioni della catena del Brenta, tra cui la Cima Tosa che è alta 3170 metri.
- Oltre a essere un rifugista e una guida alpina, sappiamo che tieni molto al tema della sostenibilità turistica in montagna. Ci racconti qual è il tuo pensiero?
In gran parte credo che la sostenibilità turistica arrivi rendendo il turista consapevole della sua impronta sul territorio. Quando il turista decide di raggiungere il nostro rifugio parte per un’avventura e, in quanto tale, non può contare su tutte le comodità a cui è abituato in città. Bisogna avere spirito di sacrificio. L’acqua in montagna, ad esempio, è sempre meno a causa del cambiamento climatico e non è quindi pensabile arrivare in rifugio e farsi docce calde da 30 minuti. In alcuni casi, addirittura, non è possibile farla. Ma cosa succederà mai se per 2/3 giorni non ci facciamo la doccia?
Siamo anche consapevoli che 150 persone che lasciano il nostro rifugio possono lasciare dello sporco in montagna. Quello che si ha nello zaino deve rimanere nello zaino, questa è una delle regole fondamentali. Trasmettere questi concetti alla maggior parte dei nostri ospiti è il compito più difficile che abbiamo.
- Dal tuo punto di vista qual è la più grande sfida che questa destinazione deve affrontare al momento?
Il turismo che sogno è un turismo sostenibile al 100%. Anni fa ho attraversato le Alpi senza l’uso di mezzi a motore, usando soltanto le mie gambe e la bicicletta per gli spostamenti. Il turismo sostenibile che mi immagino è questo!
Una persona deve arrivare fin dove arrivano le sue gambe. Le funivie sono un mezzo di trasporto che aiuta molte persone, magari anche poco preparate, ad arrivare in cima alle montagne. Vedere questa massa di turisti in cima non va bene, non è sostenibile. Se uno va a piedi si distribuisce su tutto il territorio in base a dove arrivano le sue gambe e non creerà affollamenti di nessun tipo. Nei paesi dove ospitiamo i turisti dovremmo chiudere ai mezzi a motore, in modo da obbligare il turista a muoversi a piedi. Le proprie gambe, al contrario delle auto, non consumano, non costano, non sporcano.
- Parlando di traffico, cosa ne pensi di questo paradosso per il quale tante persone vengono qui in vacanza per godersi la natura, ma per farlo inquinano?
Io vedo due possibili approcci per risolvere questo paradosso.
Al Rifugio abbiamo adottato un sistema apparentemente controproducente a livello economico, ma che porta vantaggi a livello di gestione del lavoro e della qualità del servizio che diamo ai nostri ospiti. Abbiamo ridotto il numero di letti disponibili. Da 150 siamo scesi a 120.
Per risolvere il problema nei nostri paesi sarebbe bello bloccare il traffico a motore. Come fanno in Svizzera, dove adottano dei grandi parcheggi all’entrata della destinazione e nei quali si è costretti a lasciare l’auto. So che i nostri paesi non nascono su territori piani come la spiaggia, ma appunto siamo in montagna e chi sceglie di venire da noi deve sapere che c’è da far fatica. Magari è un modo per tenersi in forma!
- Ci sono altri paradossi come questo di cui pensi valga la pena parlare?
Un altro problema che abbiamo è sicuramente quello dei servizi. Nei nostri paesi, circa 5.000 abitanti, ci sono centinaia di strutture ricettive. In estate e in inverno le persone sull’altopiano diventano migliaia e l’erogazione dei servizi per i turisti e soprattutto per i residenti diventa critica. Bisogna trovare delle soluzioni per non sovraccaricare la nostra rete dei servizi principali.
Ascolta il secondo episodio del podcast “FUTURO – La destinazione che sarà”
Il 70% degli abitanti dell’Altopiano della Paganella che hanno partecipato al sondaggio di comunità condotto dal Dolomiti Paganella Future Lab ritiene che per migliorare ulteriormente la qualità di vita dei residenti e degli ospiti sia necessario ripensare, innanzitutto, a un nuovo sistema di mobilità sull’Altopiano. E se la soluzione fosse un Altopiano senza traffico?
Leggi la seconda ‘Pillola dal Futuro’
‘Pillole dal Futuro’ è un progetto editoriale nato per accompagnare la comunità all’evento finale del 29 ottobre, un modo per tenere attiva la discussione sui 4 temi fondanti del Future Lab attraverso la voce di alcune figure di riferimento della nostra destinazione. Le sei uscite sono state consegnate presso le case di tutti i residenti dell’Altopiano durante i mesi estivi.